Dispersione del tempo o delle energie?

Dispersione del tempo o delle energie? Obiettivo Imprenditore. Giuseppe Lettini

L’identikit dell’imprenditore

Dispersione del tempo o delle energie? L’identikit dell’imprenditore o del dirigente tipo che ho incontrato nei miei anni di professione è presto abbozzato. Mezza età, più spesso uomo che donna (ma sono ormai numerose anche queste ultime), sposato, con figli. Presenza media in ufficio dodici ore al giorno, con frequenti punte a quattordici estese ad almeno un paio di weekend al mese. Stanchezza divenuta cronica, scarsissimo tempo da dedicare ai figli e alla famiglia la sera (“quando arrivo sono già a letto, almeno i piccoli”) o i fine settimana, con annesso corollario di sensi di colpa. Riserve minime accantonate per hobby e passioni, esercizi fisici e relax, una mostra o un libro (“Stai scherzando? Quando?”).

Se si menziona poi non dico lo smart-working, ma semplicemente la possibilità di essere raggiunti con messaggi, email, o forse una rapida call, anche fuori dall’ufficio, la risposta è statisticamente quasi sempre la stessa: “Sì, certo, praticamente sono raggiungibile sempre”. Che traduce un’ammissione velata di un tracollo nei livelli di qualità della vita.

Almeno, una volta, quando si usciva dall’ufficio – e si aveva cura di staccare il telefono di casa – qualche bolla di pausa ci scappava.

Oggi, isolare il telefonino è semplicemente impensabile.

Il punto, però, è un altro.

Presenza dilatata, reperibilità h24, aggancio mentale permanente non si traducono affatto in lucidità di ragionamento, chiarezza di visioni migliori, anzi.

Ma realmente cosa accade?

Le persone sottoposte a ritmi di questo tipo vanno incontro a una parabola inevitabilmente discendente delle loro performance – con il risultato di avvitarsi sempre più in spirali dalla produttività decrescente.

Lavorano più a lungo, ma lavorano male, progressivamente peggio.
Poiché lavorano male, devono trattenersi più tempo ancora in ufficio per completare quello che devono fare per rimediare a distrazioni ed errori, o per risolvere le questioni che sono state affidate
loro e che sono ancora sul tavolo.
E la danza riprende. Il classico cane che si mangia la coda.
Servirebbe intervenire spezzando il circuito e cambiando approccio.
La chiave è innanzitutto smettere di pensare in termini di quantità del tempo disponibile e passare a un livello diverso, quello della qualità. Il punto, infatti, non è spalare volumi sempre maggiori di tempo nella fornace del lavoro, nell’illusione che ciò ci porti a risolvere i problemi, bensì alzare gli standard di qualità del tempo ordinario che gli riserviamo.

Come si può riuscire in questo?

Dispersione del tempo o delle energie?

La risposta si trova in noi. Nel nostro modo di essere e di porci di fronte a ciò che facciamo.
Ci vuole anche un ingrediente particolare, che io chiamo l’etica del rispetto, che dobbiamo imparare a rivolgere a 360 gradi, parten- do da noi stessi. Annientarci nel lavoro non significa rispettare il lavoro, né la nostra persona, proprio perché – come abbiamo visto – finiamo per riservare a ciò che facciamo versioni di noi via via più inefficienti e poi perché, prima o poi, faremo una brutta fine.
Dobbiamo allora ricostruire equilibri e contrappesi per cui val- gono orari e cicli rigorosi, momenti di forcing e fisiologiche paren- tesi di decompressione.
Imparare a gestire il nostro tempo significa innanzitutto apprendere come amministrare le nostre forze, diventare bravi cura- tori delle nostre energie, rinnovandole e rigenerandole di continuo.”

Molti pensano che occuparsi della cura di sé stessi, dei ritmi di riposo, distrazione del pensiero ed esercizio fisico significhi distogliere tempo e risorse (fisiche, mentali, emotive) dal lavoro e, anzi,
al solo pensarci si sentono in colpa.
Nulla di più sbagliato.

E allora?

Occuparsi di sé, assegnarsi dei compiti cui attenersi – svegliarsi a un’ora precisa, curare la propria alimentazione, ritagliarsi delle pause per l’esercizio fisico e l’ossigenazione della mente – sono passaggi
fondamentali per metterci in grado di affrontare il quotidiano con la giusta predisposizione del fisico e della mente.
Il rispetto assume dunque la valenza del darsi la chance di potercela fare.
Pretendere di percorrere una tappa del Giro d’Italia senza alcun tipo di allenamento sarebbe ridicolo, irrispettoso di sé e della gara.
Lo stesso accade con noi e il nostro corpo. Allenarsi a gestire le proprie energie ci conduce a una più matura, razionale e fruttuosa valorizzazione del nostro tempo.

Entra in Obiettivo Imprenditore se intendi migliorare il tuo rapporto con il tempo…Ricorda che il tempo non puoi gestirlo ma soltanto migliorare il tuo rapporto con esso.

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